PRIMO TRA GLI ULTIMI O ULTIMO TRA I PRIMI?
- personalenglishbs
- 13 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 ott
Se ti venisse chiesto di dover scegliere tra queste due opzioni, sceglieresti di essere primo tra gli ultimi o ultimo tra i primi?
La domanda può sembrare da indovinello, ma in realtà questa è una scelta che facciamo tutti quotidianamente in più ambiti della nostra vita: dai passatempi e gli sport a cui rinunciamo o perseguiamo nel nostro tempo libero alle cerchie di persone che frequentiamo sul lavoro e nella nostra vita privata.
Perché noi a Personal English cerchiamo di capire questo orientamento nelle persone con cui lavoriamo?
Perché i primi tra gli ultimi hanno un approccio alle novità e alle sfide (tra le quali l'apprendimento) diametralmente opposto dagli ultimi tra i primi. Entrambi possono potenzialmente aspirare a raggiungere gli stessi risultati, ma le strade su cui dovremo guidarli per arrivare allo stesso traguardo sono completamente diverse.
I PRIMI TRA I GLI ULTIMI
Coloro che preferiscono essere primi tra gli ultimi tendono ad aver bisogno di maggiore validazione esterna. Per questo, le sfide possono farli sentire minacciati o farli mettere eccessivamente in discussione e demotivarli, causando la defezione o scatenando dei meccanismi di difesa nei confronti di chi si trova a metterli davanti a quelle sfide. Questo può ostacolare la costruzione della fiducia (fondamentale per intraprendere un percorso di formazione con serenità e profitto) e va dunque evitato con una serie di accorgimenti da parte dell'insegnante sia a livello comportamentale che di comunicazione che, infine, di gestione della quantità delle 'sfide' nel programma formativo (alternandole a 'ripassi' all'interno della comfort zone del discente) e nel ritmo dello stesso. Il positive reinforcement è un ingrediente fondamentale di questo tipo di percorso, ma in giuste dosi e assicurandosi sempre che sia autentico e meritato - se viene utilizzato a sproposito, infatti, invece di uno strumento per costruire la fiducia, può minarla in modo irreversibile.
GLI ULTIMI TRA I PRIMI
Coloro che preferiscono essere ultimi tra i primi tendono a non dipendere troppo dai giudizi esterni. Perseguono traguardi e affrontano sfide non a favore del pubblico, ma per sé stessi e la propria soddisfazione personale. Le difficoltà sono vissute come sfide e non sono necessariamente 'demotivanti'. A spingerli è la curiosità e la voglia di imparare e di fare più e meglio. Il rischio è che chiedano talvolta troppo da loro stessi; è importante dunque per l'insegnante guidarli nell'ancorare le loro aspettative alle tempistiche della realtà e a fissare degli obiettivi raggiungibili con strategie diverse nel breve, medio e lungo termine. Il positive reinforcement può essere utilizzato a seconda dei casi, ma non è una componente necessaria della formazione ai fini della validazione e della gestione della frustrazione.
Ecco qui un piccolo dietro le quinte sulle strategie di motivazione e di positive reinforcement che utilizziamo a Personal English a seconda del profilo del singolo studente:
Esistono poi profili comportamentali e cognitivi in cui il positive reinforcement da parte del docente è totalmente inefficace, anzi controproducente; questa casistica merita però un'analisi a sé a cui dedicheremo una riflessione a parte.
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