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IL LIBRO DEL TÈ

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IL LIBRO DEL MESE - NOVEMBRE 2025

RECENSIONE DI MARIACRISTINA NATALIA BERTOLI, PhD


Corsi inglese Brescia

Kazuzo Okakura (1862-1913) è, insieme a Lafcadio Hearn (1850-1904), uno degli intellettuali più cosmopoliti e interessanti di sempre, a mio avviso.


Appartenente ad una famiglia di samurai e dedito alla diffusione, tutela e protezione della cultura tradizionale nipponica, visse tuttavia a lungo negli Stati Uniti, dove fu a consulente del Museum of Fine Arts di Boston e dove divenne così fine conoscitore della lingua da scrivere saggi direttamente in inglese, senza la mediazione o l'assistenza di alcun traduttore. Il libro del tè (1904) è il suo saggio più celebre, scritto proprio all'indomani del termine della guerra Russo-Giapponese.


Ad ispirare questo saggio di meno di un centinaio di pagine fu la volontà di gettare un ponte culturale tra oriente e occidente, portando all'attenzione del mondo occidentale la profondità e, al contempo, la semplicità della tradizione filosofica orientale, e proteggendo allo stesso tempo la propria cultura dall'occidentalizzazione forzata. Come una vera e propria incarnazione dei principi del periodo Meiji, infatti, Kazuzo assorbì la cultura occidentale selettivamente, senza esserne a sua volta assorbito. E, se ti stai chiedendo cosa sia il periodo Meiji, sappi che si trattò del cruciale momento storico in cui il Giappone pose fine alla sua politica di isolamento (sakoku) e cominciò ad aprire i suoi porti al commercio con le nazioni occidentali. Quest'apertura, però, fu più protettiva rispetto a quella della Cina, in quanto, di fronte alla pressione occidentale, il Giappone intraprese una rapida modernizzazione e industrializzazione che gli permise di diventare in breve tempo una potenza imperialista, invece di subire lo stesso destino di dominazione che toccò invece ad altri grandi paesi orientali come la Cina.


Il libro del tè riassume efficacemente quest'orgoglio di appartenenza culturale, privo di qualsiasi senso di inferiorità nei confronti dello strapotere occidentale di allora - anzi, ergendo la cultura orientale a modello e criticando invece la superficialità e il materialismo dell'occidente.


Il saggio esplora infatti i principi estetici giapponesi, basati sulla semplicità, l'apprezzamento della natura e la capacità di trovare la bellezza nelle imperfezioni - ciò che viene chiamato wabi-sabi. Okakura lo spiega abilmente riassumendolo così:


The tea-room (the Sukiya) does not pretend to be other than a mere cottage - a straw hut, as we call it. The original ideographs for Sukiya mean the Abode of Fancy. latterly the various tea-masters substituted various Chinese characters according to their conception of the tea-room, and the term Sukiya may signify the Abode of Vacancy or the Abode of the Unsymmetrical. It is an Abode of Fancy inasmuch as it is an ephemeral structure built to house a poetic impulse. It is an Abode of Vacancy inasmuch as it is devoid of ornamentation except for what may be placed in it to satisfy some aesthetic need of the moment. It is an Abode of the Unsymmetrical inasmuch as it is consecrated to the worship of the Imperfect, purposely leaving some thing unfinished for the play of the imagination to complete.


Oltre ad essere un'esperienza estetica, però, la cerimonia del tè è anche un'esperienza spirituale derivata da Taoismo e dallo Zen, un rito che diventa un percorso per raggiungere l'illuminazione attraverso l'attenzione ai piccoli gesti e la profonda presenza mentale. I pilastri della cerimonia sono l'armonia, la purezza, il rispetto e la tranquillità, rappresentati dall'architettura stessa della sala da tè (semplice, rustica e immersa nella natura), dall'arte della disposizione floreale (ikebana) e dalla condotta dei partecipanti. Tutto questo viene posto in netto contrasto con la frenesia e il materialismo occidentale, a cui la filosofia orientale fornisce un'alternativa di vita più riflessiva e consapevole.


Il mio interesse per la cultura giapponese ha radici profonde, come si vede in queste foto che mi ritraggono presso il tempio di Shisendō (Kyoto), a Tokyo, Sapporo, sull'isola di Miyajima e a Himeji in Giappone nell'ormai lontano 2007:



Consiglio questo libro breve, ma ricco e scorrevole a quanti vogliano fare active reading secondo il Metodo GRU di Personal English e, al contempo, si sviluppare la Cultural Awareness che serve nell'oggi per gestire con strategia e buon esito la comunicazione sempre più complessa e multinazionale del mondo aziendale e del business.


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